Educazione Ambientale
28.12.2022

COP27 e salvaguardia del pianeta, un binomio non ancora vincente

La COP27, Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è conclusa a Sharm el-Sheikh, è stata ricca di luci e ombre. Molte istituzioni, organizzazioni non governative e scienziati, infatti, hanno sottolineato la natura ambivalente dei risultati finali ottenuti dal summit.

Facciamo chiarezza, vedendo nel dettaglio i temi trattati e le decisioni che (non) sono state prese per tutelare il pianeta.

COP27: progetti e aspettative

Alla COP27 2022 non erano previste decisioni importanti, almeno dal punto di vista procedurale. La convergenza di molteplici crisi – la guerra in Ucraina, l’inflazione globale, il Covid con il suo lascito e i disastri climatici – però, ha alzato la posta in gioco.

Inoltre, un anno fa, era stato proprio l’Egitto a definire il summit una COP di “resilienza”. Un concetto che, sul lato pratico, è stato sostituito con “implementazione”.

La presidenza egiziana aveva individuato 4 obiettivi cruciali per il successo del vertice:

  • mitigazione = esortare tutte le parti a intraprendere azioni audaci e immediate per ridurre le emissioni e limitare così il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C;
  • adattamento = COP27 come garante dei progressi assolutamente necessari verso un miglioramento della resilienza ai cambiamenti climatici e dell’assistenza alle comunità più vulnerabili del mondo;
  • finanze = compiere progressi significativi sui finanziamenti per il clima, inclusi quelli per assistere i paesi in via di sviluppo;
  • collaborazione = partecipazione inclusiva e attiva di tutte le parti interessate alla lotta al surriscaldamento globale, al fine di raggiungere un accordo.

Tutte tematiche virtuose, che purtroppo non hanno ottenuto un’equa considerazione, al punto che alcune sono state oggetto di critiche. Scopriamole nel dettaglio.

Adattamento, un primo avanzamento significativo

Partiamo da una delle pietre miliari della COP27 Egitto: l’adattamento. I governi hanno concordato la strategia da adottare per raggiungere tale obiettivo, attraverso un approccio strutturato del programma di lavoro Glasgow-Sharm el-Sheikh nel 2023.

Un ulteriore passo avanti riguarda l’impegno a raddoppiare i finanziamenti per l’adattamento assunto a Glasgow, chiedendo al comitato permanente di preparare un rapporto da esaminare alla COP28.

La creazione del fondo globale perdite e danni

La COP27 di Sharm el-Sheikh prevedeva una grande sfida, che inaspettatamente è stata vinta. Si tratta della fondazione del meccanismo di loss and damage, cioè la creazione di un fondo per risarcire le perdite e i danni subiti dai paesi che, pur essendo i meno responsabili del surriscaldamento globale, ne subiscono le conseguenze peggiori.

Nella Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tra i fenomeni che possono provocare perdite e danni compaiono:

  • gli eventi meteo estremi, come uragani, cicloni o ondate di caldo e siccità;
  • i cambiamenti, che si manifestano in un arco temporale più lungo, come l’innalzamento del livello dei mari, il ritiro dei ghiacciai, la desertificazione e l’acidificazione degli oceani.

L’istituzione di questo fondo rappresenta una vera e propria rivoluzione e un passaggio storico. Come dimostrano i dati scientifici, non c’è equilibrio tra chi è storicamente responsabile dell’elevata concentrazione di gas serra in atmosfera e chi è più vulnerabile alla sua diretta conseguenza, ossia la crisi climatica. Per fare un esempio, dalla rivoluzione industriale al 2017 gli Stati Uniti, da soli, hanno riversato in atmosfera 339 miliardi di tonnellate di CO2, seguiti da Unione Europea e Regno Unito, a quota 353 miliardi, e Cina con 200 miliardi. Viceversa, si capovolge chi paga il prezzo della crisi climatica. L’intero continente africano, infatti, raggiunge appena il 3% delle emissioni storiche globali.

Mitigazione “rimandata” alla prossima COP28

Un altro pilastro della COP27 era rappresentato dalla mitigazione, un termine ombrello che abbraccia tutte le scelte volte a frenare il riscaldamento globale. Installare pannelli solari o pale eoliche, guidare auto elettriche e piantare nuovi alberi rientrano tra queste pratiche virtuose.

L’anno scorso il presidente della COP26, Alok Sharma, aveva affermato:

Il Patto di Glasgow su clima riconosce che limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi richiede riduzioni rapide, profonde e sostenute delle emissioni globali di gas serra, compresa la riduzione delle emissioni di anidride carbonica del 45% al 2030 rispetto ai livelli del 2010 e di raggiungere la neutralità climatica verso metà secolo.

Quest’anno tale obiettivo è stato riconfermato, ma senza nessun avanzamento, né per quanto riguarda la riduzione graduale del carbone, né sull’eliminazione dei sussidi ai combustibili fossili o sull’obiettivo percentuale di riduzione del metano al 2030.

Finanza climatica, un obiettivo che assomiglia a un’utopia

Una delle giornate della COP27 è stata dedicata a un altro tema molto ambizioso, quello della finanza politica. Un argomento affrontato già nella precedente Conferenza mondiale sul clima delle Nazioni Unite, dove venne lanciata la Glasgow Financial Alliance for Net Zero, una rete di ben 450 tra banche, fondi e compagnie di assicurazione, con uno scopo specifico: allineare gli aderenti agli obiettivi climatici che si è fissata la comunità internazionale.

Il nuovo summit poteva (e doveva) essere l’occasione per fare il punto della situazione. Invece non sono state definite le strategie per raggiungere il traguardo, anzi, la realtà ci dimostra che gli investimenti nel settore dei fossili non accennano a diminuire.

Qui sorge spontanea la domanda: come è possibile avviare una transizione ecologica se si promuovono ancora le risorse naturali esauribili?

COP27 Egitto tra vittorie e insuccessi

Quando è stata decretata la fine della conferenza, istituzioni, organizzazioni non governative ed esperti di tutto il mondo hanno sottolineato il sapore “agrodolce” dei risultati ottenuti.

Sicuramente la COP27 ha confermato che il mondo non farà passi indietro rispetto all’accordo di Parigi e segna una tappa importante verso la giustizia climatica. La creazione di un sistema di loss and damage rappresenta per tutti un successo, o meglio, una promessa importante. Infatti, al momento non è noto come funzionerà il fondo: chi lo alimenterà, in che modo, quali paesi potranno attingervi e a quali condizioni.

Ciò che rappresenta un tasto dolente è il mancato raggiungimento di un accordo per quanto riguarda l’abbattimento delle emissioni di gas ad effetto serra.

Scopriamo le reazioni di alcuni esponenti di spicco, che hanno partecipato al summit.

L’orgoglio del presidente Shoukry

L’accordo sulla creazione di un fondo per le perdite e i danni rappresenta una vera rivoluzione.

Il presidente della COP27, Sameh Shoukry commenta così questa vittoria:

Il lavoro che siamo riusciti a svolgere qui nelle ultime due settimane e i risultati che abbiamo raggiunto insieme sono una testimonianza della nostra volontà collettiva, come comunità di nazioni, di esprimere un messaggio chiaro che risuona forte oggi, qui in questa stanza e in tutto il mondo. Siamo stati all’altezza della situazione, abbiamo assunto le nostre responsabilità e abbiamo preso le decisioni politiche importanti e decisive che milioni di persone in tutto il mondo si aspettano da noi.

La reazione delle organizzazioni non governative

Non si sono lasciati attendere i commenti delle organizzazioni non governative, che, pur sottolineando l’importanza storica della creazione di un fondo loss and damage, hanno fatto luce su una tematica che è rimasta nell’ombra, quella della mitigazione.

L’italiana Legambiente ha parlato di “COP27 salvata ai supplementari” e ha ribadito che l’Italia e l’Europa non hanno più alibi: “occorre accelerare la giusta transizione verso un futuro 100% rinnovabile”.

Più critico il commento del WWF Italia, secondo cui il fondo per il loss and damage “rischia di diventare un fondo per la fine del mondo se si continueranno a non affrontare i veri nodi della crisi climatica”.

Non ci resta che attendere il prossimo summit, nel 2023, per capire se siamo realmente intenzionati a salvaguardare il mondo e la vita di ognuno di noi.

Fonti:

https://www.insic.it/tutela-ambientale/cop-27-il-programma-della-conferenza-delle-parti-della-convenzione-delle-nazioni-unite-sui-cambiamenti-climatici-di-sharm-el-sheikh/#9_Novembre_Finance_Day_-_i_temi

https://euractiv.it/section/cambiamenti-climatici/news/cosa-e-stato-deciso-ai-colloqui-sul-clima-della-cop27/

https://www.lifegate.it/cop27-reazioni-giudizio

https://www.lifegate.it/loss-and-damage-perdite-danni-clima

https://eccoclimate.org/it/analizziamo-la-cop27-cosa-e-stato-approvato-e-cosa-no/

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