Nell’ultimo decennio si sono estinte 160 specie animali. Un numero preoccupante, probabilmente sottostimato, che sembra destinato a crescere nel corso di questo secolo.
Il principale fattore scatenante di quella che molti esperti identificano come la sesta estinzione di massa (oggi stiamo registrando un tasso di estinzione di specie animali e vegetali 1000 volte superiore a quello naturale) è l’uomo, che in un lasso di tempo irrisorio ha completamente trasformato il volto della Terra.
In particolare, l’attuale tasso di estinzione dei mammiferi è stato analizzato da un gruppo di ricercatori delle Università danesi di Aarhus e Göteborg. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Pnas, sono sconvolgenti: a questo ritmo, serviranno tra i 5 ai 7 milioni di anni affinché la biodiversità ritorni ai livelli toccati prima dell’evoluzione dell’uomo moderno (in termini di diversità di specie ed entità delle popolazioni).
Ma chi sono le 160 specie dichiarate estinte lo scorso decennio? Secondo IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura) si tratta perlopiù di esseri viventi poco noti (numerosi invertebrati) che, molto probabilmente, erano già scomparsi da molto tempo. Ricordiamo, infatti, che ci vogliono decenni senza avvistamenti prima che una specie si possa dichiarare effettivamente estinta. Tra queste, però, vanno segnalate alcune vere e proprie icone del regno animale.
Di seguito, alcuni degli esseri viventi che non vedremo mai più.
Rinoceronte bianco settentrionale (Eratotherium simum cottoni)
Bracconaggio, sanguinose guerre e un habitat notevolmente ridotto per mano dell’uomo hanno portato il rinoceronte bianco settentrionale a quella che, di fatto, può essere considerata una vera e propria estinzione.
Infatti, dopo la morte dell’ultimo esemplare maschio di questa sottospecie, al mondo sono rimaste soltanto due rinoceronti femmine, Najin e Fatu (rispettivamente madre e figlia), impossibilitate a riprodursi in natura.
Pipistrello dell’isola di Natale (Pipistrellus murrayi)
Osservato ufficialmente per l’ultima volta nel 2009, il pipistrello dell’isola di Natale, piccolo possedimento australiano nell’Oceano Indiano, è stato dichiarato estinto nel 2017.
Le cause della sua scomparsa non sono ancora chiare, dato che le foreste dell’isola sono in buona parte sopravvissute all’arrivo dell’uomo. Gli scienziati ritengono che abbia risentito dell’introduzione di specie aliene, come la formica pazza gialla (Anoplolepis gracilipes), il serpente lupo comune (Lycodon capucinus), i gatti e i ratti. Anche il crescente impiego di insetticidi potrebbe aver giocato un ruolo importante nella sua scomparsa.
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Melomys rubicola (Melomys rubicola)
È il primo mammifero scomparso direttamente a causa degli effetti dei cambiamenti climatici antropogenetici. Prima che le tempeste distruggessero la vegetazione nativa da cui dipendeva, questo roditore poteva essere avvistato su una piccola isola corallina nello Stretto di Torres, tra Australia e Papua Nuova Guinea.
È stato dichiarato estinto nel 2016.
Pigliamosche vermiglio di San Cristòbal (Pyrocephalus dubius)
Dichiarato estinto nel 2016, Il pigliamosche vermiglio di San Cristòbal era un piccolo uccello del genere Pyrocephalus, caratterizzato dal rosso del suo piumaggio. Secondo gli esperti, si sarebbe “volatilizzato nel nulla” già negli anni Ottanta del secolo scorso, a causa dell’introduzione di ratti e dell’influenza aviaria nell’isola di San Cristóbal, nelle Galapagos.
Akialoa maggiore (Akialoa ellisiana)
Viveva nell’isola di Oahu, situata nell’arcipelago delle Hawaii, questo piccolo uccello caratterizzato da un lunghissimo becco ricurvo. Il suo declino fu causato dal degrado dell’habitat e dall’arrivo di malattie trasmesse dalle specie introdotte mediante le zanzare. È stato dichiarato estinto nel 2016.
Cannaiola di Guam (Acrocephalus luscinius)
Fino al 1968, questo piccolo uccello canoro poteva tenere indisturbato i suoi concerti nell’isola dell’Oceano Pacifico occidentale. Da allora, però, la popolazione subì un brusco declino a causa dell’introduzione di specie alloctone come gatti, ratti e serpenti bruni reali.
La distruzione del suo habitat e il crescente uso di pesticidi furono il colpo di grazia. Anche lui è stato dichiarato ufficialmente estinto nel 2016.
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Testuggine dell’Isola di Pinta (Chelonoidis abingdonii)
La corazza di George il solitario non è bastata a proteggerlo dagli interventi antropogenetici. Era questo il nome dell’ultimo esemplare di tartaruga gigante dell’isola di La Pinta, sottospecie della tartaruga delle Galapagos, morto alla presunta età di 100 anni nel 2012.
Questi rettili sono scomparsi a causa della caccia e dell’introduzione sulla loro isola di capre, le quali entrarono in competizione per il cibo con le enormi tartarughe.
Scinco dell’isola di Natale (Emoia nativitatis)
L’isola di Natale sembra regalarci solo brutte notizie. Era nelle sue rigogliose foreste, infatti, che viveva questa piccola lucertola. I ricercatori iniziarono a notare il suo declino nel 1998 a causa di fattori come la perdita di habitat e l’introduzione di predatori alloctoni. L’ultimo esemplare noto era una femmina di nome Gump, morta in cattività nel 2014. IUCN ha dichiarato estinta la specie nel 2017.
Pesce del lago Yilong (Anabarilius macrolepis)
La storia che siamo andati a pescare ha dell’incredibile. Questo pesce viveva esclusivamente nel lago Yilong, in Cina, fino al 1981. Quell’anno, però, accadde l’impensabile: a causa del massiccio sfruttamento della sua acqua per l’agricoltura, il lago Yilong si prosciugò per 20 giorni consecutivi condannando il pesce alla morte. Solo nel 2011 la specie è stata dichiarata ufficialmente estinta.
Iznik Shemaya (Alburnus nicaeensis)
La scomparsa di questa carpa endemica del lago Iznik (Turchia) è dovuta all’introduzione nel suo habitat naturale di un’altra specie di pesce, l’Atherina boyeri.
Possiamo dire con certezza che nel corso del XX secolo gli esemplari di Iznik Shemaya furono trattati a pesci in faccia dai pescatori del luogo.
È stata dichiarata ufficialmente estinta nel 2014.
Plectostoma sciaphilum (Plectostoma sciaphilum)
Una lumaca scomparsa alla velocità della luce: è questo il triste destino toccato alla Plectostoma sciaphilum, osservata solo in un’area circoscritta della Malesia.
Poco dopo esser stata scoperta, il suo habitat fu letteralmente raso al suolo da un’azienda edile. La specie è stata dichiarata estinta nel 2014.
Cambarellus chihuahuae (Cambarellus chihuahuae)
Questo gambero viveva in un piccolo specchio d’acqua nel deserto messicano, prosciugatosi a causa dell’agricoltura. Fu dichiarato estinto nel 2010. Nel 2015, però, un team di scienziati lo ritrovò in uno stagno nel deserto di Chihuahua. Oggi, anche questa pozza rischia di prosciugarsi…
Hibiscadelphus woodii (Hibiscadelphus woodii)
Si pensava che capre, maiali e piante invasive avessero causato l’estinzione in natura di questo meraviglioso arbusto dai fiori giallo brillante originario dell’isola di Kauai, nell’arcipelago delle Hawaii. Si pensava… Perché nel 2019, con l’aiuto di un drone, un gruppo di ricercatori ne individuò tre esemplari su una parete rocciosa dell’isola.
Melicope macropus (Melicope macropus)
Siamo sempre sull’isola di Kauai. Questa volta, però, i maiali e le capre introdotte sull’isola non hanno lasciato scampo a questo agrume. La specie non viene osservata in natura dal 1995 e IUCN l’ha dichiarata estinta nel 2016.
Quelle appena elencate sono solo alcune delle 160 specie recentemente dichiarate estinte. Speriamo con tutto il cuore che la mano dell’uomo non arrivi ad alterare la biodiversità dei pochi luoghi ancora incontaminati rimasti sul pianeta Terra.
FONTI:
https://www.lifegate.it/estinzione-servono-5-milioni-anni-ritorno-biodiversita-attuale
https://www.lifegate.it/quante-specie-sono-state-dichiarate-estinte-nellultimo-decennio