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Un ricordo della nostra infanzia, il simbolo di un cambiamento, l’espressione di ciò che vogliamo essere. I vestiti raccontano molto di noi, ma spesso tendiamo a non soffermarci sulla loro storia. 

Da dove provengono i materiali di cui sono fatti? Chi ha cucito i lembi? Quanta strada hanno percorso prima di apparire così sfavillanti in vetrina? Dietro a ogni abito c’è un mondo, che il più delle volte non è altrettanto luminoso quanto le paillettes che rivestono la superficie delle stoffe. 

Le nostre scelte di abbigliamento possono sembrare insignificanti nel grande schema delle cose, ma il loro impatto è profondo e duraturo. Dall’energia utilizzata per la produzione alla quantità d’acqua necessaria per tingere i tessuti, ogni passo della catena di produzione tessile ha un riflesso nell’ecosistema. 


Questo articolo vuole essere un invito a scegliere la moda etica, i motivi che vi spiegheremo sono molteplici, ma ognuno di questi rappresenta una dichiarazione d’amore verso noi stessi e verso il pianeta che condividiamo.

Che cos’è la moda etica e sostenibile?

La moda etica e sostenibile è una moda che abbraccia il rispetto dei lavoratori, dell’ambiente e degli animali. 

In un periodo storico dove la preoccupazione ambientale si sta facendo sempre più sentire, tale approccio diventa una necessità. 

Il modello produttivo etico-sostenibile è quindi attento a garantire:

  • Condizioni di lavoro dignitose per i suoi artigiani ed operai, che si traducono in salari equi, orari di lavoro decorosi e ambienti sicuri. Ogni indumento proveniente da una produzione di questo tipo racconta una storia di dignità;
  • Il rispetto dell’ambiente attraverso la scelta di materiali biologici, riciclati e a basso impatto ambientale, la produzione locale e la riduzione degli sprechi;
  • La protezione degli animali grazie a una moda cruelty free. 

I benefici del green fashion

Il green fashion porta con sé una serie di benefici tangibili, che vanno ben oltre al soddisfacimento estetico, come:

  • La riduzione della nostra impronta ecologica e la conservazione delle risorse;
  • L’applicazione del concetto di “slow fashion”, incentrato sulla qualità dei materiali, progettati per durare nel tempo;
  • La sostenibilità sociale e non solo materiale.

Cosa si intende per slow fashion?

Con slow fashion si intende letteralmente moda lenta, caratterizzata da poche collezioni annuali, una produzione artigianale e una promozione del riciclo e del second hand.  

Questo movimento è nato per contrastare una tipologia di produzione dettata dalla velocità, in cui il concetto di stagionalità è stato sostituito da quello di riassortimento continuo. 

Oggi che stiamo diventando sempre più consapevoli delle criticità climatiche, anche quest’ultimo modello sta subendo un’evoluzione in cui la sostenibilità diventa garante della disponibilità delle risorse ambientali, della qualità della vita degli abitanti della Terra e dell’efficienza economica delle imprese.

Green fashion: perché sceglierla?

La risposta a questa domanda ce la danno i numeri. Secondo un’indagine condotta dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, nel 2020 il consumo di prodotti tessili in Europa è stata tra le maggiori fonti di degrado delle risorse idriche e dell’uso del suolo. Basti pensare che per la produzione di una t-shirt in cotone (proveniente da agricoltura intensiva) sono necessari 2.700 litri di acqua dolce. Praticamente la quantità che una persona dovrebbe bere in circa due anni e mezzo. 

A questi numeri spropositati si aggiunge anche un cambiamento nel modo con cui le persone eliminano gli indumenti: molti capi, anziché essere donati, vengono gettati. 

Inoltre, ad aggravare la situazione, è la crescita inarrestabile del settore. Infatti la produzione globale di fibre tessili è passata dai 58 milioni di tonnellate nel 2000 ai 109 milioni di tonnellate nel 2020 e si prevede che crescerà fino a 145 milioni di tonnellate entro il 2030. 

Ecco perché è fondamentale passare alla moda etica, adottando un modello di business incentrato sulla valorizzazione delle risorse anziché sul loro esaurimento. 

L’Europa sta lavorando in questa direzione. Scopriamo come.

Come passare a una moda etica?

Raggiungere un’economia circolare entro il 2050 è uno dei molteplici obiettivi europei. 

Per trasformare questo sogno in realtà, i Paesi comunitari devono rispettare alcune misure, come: 

  • provvedere alla raccolta differenziata dei tessili entro il 2025
  • osservare i criteri ecologici, garantendo un uso limitato di sostanze nocive
  • agire per ridurre al minimo la propria impronta ambientale.

Una grande novità è l’introduzione del passaporto digitale dei prodotti, che registrerà l’origine e i dati di produzione di uno specifico articolo tessile, così da controllare il rispetto delle regole di progettazione eco-compatibile. 

Le tendenze nella moda etica le detta il pianeta!

Preferire i negozi locali, scegliere il design sostenibile, riciclare e riutilizzare sono delle azioni che sostengono la moda etica. 

In questa avventura verso un guardaroba più rispettoso dell’ambiente, dobbiamo essere noi i pionieri del cambiamento. 

Come? Seguendo queste tips ecologiche!

Le 7 regole per rendere sostenibile il nostro guardaroba

Ognuno di noi può attivarsi per dare vita a un cambiamento positivo, partendo anche da alcuni semplici accorgimenti in fatto di stile.

Ad esempio, applicando la regola delle 7 R: 

  • Rethink = Ripensare. Oggi si calcola che viene prodotto il 400% di vestiario in più rispetto agli inizi del Duemila.  Soffermiamoci a pensare a che tipologia di consumatori vogliamo essere e a cosa significa in termini ambientali. 
  • Refuse = Rifiutare. Impariamo a non dire mai più “Non ho niente da mettermi” quando, in realtà, il nostro guardaroba straborda di oggetti. Cerchiamo di aumentare il ciclo di vita dei nostri vestiti il più possibile, rifiutando gli acquisti compulsivi.
  • Reduce = Ridurre. Il detto “Less is more” è sempre attuale, anche nella moda. Preferire la qualità alla quantità consente di evitare gli sprechi e tutelare le risorse ambientali. 
  • Reuse / Reinvent = Utilizzare / Reinventare. Proviamo a guardare le cose sotto un’altra veste. Riutilizziamo vecchi vestiti abbinando accessori diversi o utilizziamoli per creare nuovi oggetti. Con la stoffa potremmo realizzare shopper, peluche o tovaglie.
  • Repair = Riparare. Abbandoniamo la mentalità “usa e getta”. Non solo i capi di alta moda, ma anche quelli low cost possono essere riparati. 
  • Resell = Rivendere. Valorizziamo l’economia circolare. Tutti noi abbiamo nell’armadio quel capo che non usiamo più: proviamo a venderlo, magari qualcuno se ne innamora.
  • Rent = Noleggiare. Noleggiare gli abiti anziché comprarli sta diventando un trend. In questo modo abbiamo l’opportunità di indossare dei vestiti da sogno senza sostenere un oneroso acquisto. Una tecnica particolarmente vantaggiosa quando si tratta di abiti da cerimonia.

Gli abiti che indossiamo rappresentano un passo verso la preservazione del pianeta. Spetta a noi tracciare la traiettoria.


Fonti:

https://www.europarl.europa.eu/news/it/headlines/society/20201208STO93327/l-impatto-della-produzione-e-dei-rifiuti-tessili

https://www.linkiesta.it/2023/08/industria-tessile-responsabilita-formazione-nuove-generazioni-cambiamento-climatico/

https://www.eea.europa.eu/publications/textiles-and-the-environment-the/textiles-and-the-environment-the

https://www.cittadinanzattiva.it/notizie/15719-fast-fashion-dal-parlamento-eu-regole-piu-stringenti.html

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