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Il sonno è il momento di relax per eccellenza, eppure, la tradizionale quiete che lo caratterizza sta diventando sempre più problematica da raggiungere per colpa del cambiamento climatico. 

Il caldo che mette a dura prova il nostro riposo non è una semplice sensazione sgradevole, bensì un problema molto più grande. 

Un’innovativa indagine sul sonno

Alcuni ricercatori dell’Università di Copenaghen hanno messo in correlazione la perdita di sonno con il cambiamento climatico, raccogliendo dati in tutto il mondo, tra il 2015 e il 2017, attraverso i braccialetti di monitoraggio attività di quasi 50.000 persone. 

Si tratta di un’indagine estremamente innovativa sul tema, perché non si basa su auto-segnalazioni ed è universale. I pochi studi precedenti, invece, si erano concentrati solo su determinati gruppi di individui o solo sugli Stati Uniti. 

I dati recentemente raccolti hanno registrato quando i soggetti indagati si sono addormentati, svegliati e l’arco di tempo in cui hanno dormito. Nonostante l’anonimato di queste persone, è stato possibile confrontare la localizzazione di ognuna con i dati climatici specifici del luogo. 

I risultati ottenuti

Dalla ricerca emerge che: 

  • quando le temperature esterne sono inferiori ai 10°C, le persone dormono maggiormente
  • al di sopra dei 25°C le probabilità di dormire meno di 7 ore aumentano notevolmente
  • infine, al di sopra dei 30°C, le persone perdono in media 15 minuti di sonno a notte. 

Un quarto d’ora può sembrare banale, ma in realtà questo piccolo lasso di tempo potrebbe provenire dalla preziosa fase del sonno a onde lente, ossia quella più riposante. Quest’ultima tipologia di riposo dura in media un’ora, ecco perché anche solo 5 minuti in meno possono fare la differenza. 

Inoltre, il caldo è più impattante su determinati gruppi di persone. A temperature elevate, le donne perdono il 25% del sonno in più rispetto alla media, mentre gli anziani dai 70 anni in su risultano circa 2 volte più sensibili. 

Gli effetti del surriscaldamento sul nostro corpo

Il calore emesso dal nostro corpo, l’afa che si respira e il continuo rigirarsi nel letto alla disperata ricerca di un angolo di lenzuolo più fresco compromettono la qualità del sonno e, di conseguenza, anche quella del nostro benessere psico-fisico. 

Un riposo non ottimale, infatti, può aumentare il rischio di malattie cardiache, intensificare i disturbi dell’umore e rallentare la capacità di apprendimento

Kelton Minor, l’autore principale dello studio e ricercatore all’Università di Copenaghen, segnala un’ulteriore conseguenza allarmante: 

“Gli esseri umani sono straordinariamente adattivi. Ma ci sono dei limiti fisici all’adattamento di cui dobbiamo tenere conto e al momento non riusciamo a trovare alcuna prova del fatto che le persone si stiano adattando alle condizioni di caldo eccessivo”.

Esiste una soluzione per proteggere il sonno?

Si calcola che entro il 2099 potremmo dormire tra le 50 e le 58 ore in meno all’anno. I legami tra privazione del sonno e peggioramento della salute sembrano ormai indissolubili. Proprio per questo non si può più ignorare il problema del cambiamento climatico.

La soluzione migliore è una: fermare il surriscaldamento globale, perché se desideriamo stare bene dobbiamo innanzitutto migliorare la vita del pianeta in cui abitiamo. 


Fonti:

https://www.nationalgeographic.it/ambiente/2022/06/il-cambiamento-climatico-sta-consumando-una-risorsa-preziosa-il-sonno

https://www.greenme.it/salute-e-alimentazione/salute/caldo-crisi-climatica-effetti-sonno/

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